Film in tv, martedì 19 agosto 2014 su Rai 3 Audace colpo dei soliti ignoti

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Film in tv, martedì 19 agosto 2014 su Rai 3 Audace colpo dei soliti ignoti

AUDACE COLPO

Audace colpo dei soliti ignoti è un film del 1959 diretto da Nanni Loy. La pellicola è il sequel de I soliti ignoti. 

Peppe detto “Er Pantera”, dopo il fallimentare colpo raccontato ne I soliti ignoti, si è deciso a fare ciò che più gli si adatta: il muratore. Uscendo dal cantiere alla fine del lavoro, subisce uno strano pedinamento da un losco figuro a cui non riesce a sottrarsi e che si ritrova, nonostante i suoi “furbi” stratagemmi per sfuggirgli, ad aspettarlo nella sua povera casa: si tratta di un sedicente gangster di Milano, Virgilio, il quale, venuto a sapere della sua precedente impresa, gli offre un colpo, preparato scientificamente, facile e con un ricco bottino. Peppe dovrà formare la squadra di “esperti” criminali e il milanese fornirà i mezzi e le sue capacità organizzative che includono anche la classica “pupa” svampita, Floriana, che con la sua seduzione ha convinto un ragioniere del Totocalcio a partecipare come complice alla rapina che dovrà avvenire durante il trasferimento dell’incasso delle giocate. Peppe è ingenuamente attirato dalla organizzazione “scientifica” del colpo e convince Piede Amaro, marito alle prese con avvocati che non può pagare per la separazione dalla moglie, a preparare un’auto truccata per la fuga dopo la rapina[1]. Anche Mario Angeletti e Ferribotte, che stanno per diventare parenti, poiché Mario è ormai fidanzato con Carmelina Nicosia, la sorella di Ferribotte, daranno la loro competenza “criminale” e infine farà parte della banda anche l’ormai vecchio e sempre affamato Capannelle con il solito compito del “palo”. Il colpo dovrà avvenire a Milano dietro copertura di una trasferta calcistica, ma, proprio dopo il viaggio in treno dei ladruncoli, il grande organizzatore milanese viene arrestato dalla polizia per borseggio. Poiché però ormai il colpo è stato organizzato, i nostri decidono comunque di attuarlo.

Il piano consiste nel provocare un incidente d’auto alla fine della galleria di via Ferrante Aporti di Milano, facendo una manovra contromano con un camion che vada ad urtare la macchina del Totocalcio. Presi i soldi, la banda avrebbe poi dovuto dividersi in due macchine, per riunirsi poco lontano e dirigersi poi con la macchina truccata di Ugo a Bologna al fine di raggiungere il treno dei tifosi diretto alla capitale: tutto questo in un’ora e cinquanta. Il colpo però non va interamente secondo il piano: Peppe, che è sul camion guidato da Mario, sfonda il parabrezza del camion con la testa, impreca in dialetto romano davanti al guidatore della macchina del Totocalcio e, dolorante, scappa a piedi; Ferribotte, che avrebbe dovuto prendere Peppe, carica invece il ragioniere il quale, impaurito, vuole andare al commissariato; Mario si trascina con Capannelle sulla macchina di Piede Amaro che insegue l’auto di Ferribotte. Fermatisi, prendono i soldi e scappano, non prima però che Ferribotte abbia dato una botta in testa al ragioniere poiché questo minaccia di denunciarli se non lo feriscono procurandogli in questo modo un alibi.

Il gruppo, ormai accortosi che Peppe non è con loro, ma confidando nell’idea che sia riuscito a prendere il loro treno lì a Milano per Roma, raggiunge la stazione ferroviaria di Bologna, dove Mario, Capannelle e Ferribotte riescono a salire appena in tempo; Ugo invece proseguirà in macchina fino alla capitale.

La sera, giunti a Roma, Mario informa i compagni che Peppe non è sul treno: timorosi che il loro capo sia stato arrestato, decidono infine di lasciare la valigia con i soldi nel deposito bagagli della stazione.

Intanto, a Milano, Peppe giunge a casa di Floriana esausto per la fuga, sporco e puzzolente: per fuggire infatti ha corso per un lungo tratto e si è infilato poi nello scarico della pattumiera di un palazzo, dove è rimasto per cinque ore.

Il giorno dopo lui e Floriana raggiungono la banda a Roma e festeggiano tutti insieme la riuscita del colpo, ma presto scoprono che le indagini della polizia si sono spostate nella capitale perché l’autista della macchina del Totocalcio ha riferito di aver sentito uno dei rapinatori (Peppe) imprecare in romanesco[2]. Il gruppo viene convocato in questura assieme ad altri sospettati ma tutti riescono a confermare il proprio alibi; Peppe in particolare riferisce al maresciallo come una colorita radiocronaca la lettura imparata a memoria di un articolo di un giornale sportivo della partita di calcio Milan-Roma a cui avrebbe dovuto assistere.

Ma “più che la paura, poté il digiuno”: Capannelle, infatti, non resistendo al ricco buffet di un ristorante, ritira la valigia per prendere i soldi sufficienti ad un pantagruelico banchetto iniziato con antipasti vari e concluso con un dolce e come ultima portata: fagioli col tonno. Il risultato è un’enorme indigestione che lo porta in punto di morte in ospedale, con la valigia della rapina nascosta sotto il letto.

Peppe e compagni, che vanno a visitare il finalmente sazio e soddisfatto Capanelle in ospedale, recuperano i soldi ma non vogliono però rischiare di essere arrestati: poiché nessuno vuole o può nascondere la valigia nel proprio domicilio, Ugo, che in un primo momento in cambio dell’intero bottino si era incaricato di tenere la valigia, ma preso poi dalla paura di andare in galera, ha la felice idea di abbandonarla sotto una panchina e di avvertire la polizia di andare a recuperarla.

Inutilmente i soci corrono a riprenderla: la polizia arriva prima di loro e ancora una volta i “soliti ignoti”, nonostante la loro organizzazione “sc-sc-scientifica” (come dice il balbuziente Peppe), rimangono a bocca asciutta.