Film: Race – Il colore della vittoria | Recensione

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Film: Race – Il colore della vittoria | Recensione

Il film narra la storia dell’atleta James Cleveland Owens, soprannominato Jesse dalla sua insegnante in quanto non riusciva a capire il suo accento. Nato in Alabama ma cresciuto in Ohio, Jesse aveva un talento innato ben “nascosto”. Sì, perché si è approcciato all’atletica molto tardi, aveva circa 20 anni, durante i campionati studenteschi notarono il suo talento nella corsa e nel salto in lungo. Iniziò così la sua carriera, per puro caso. Ma il suo cammino non è stato semplice: partendo dalle discriminazioni razziali dalla comunità dei bianchi ma anche dalla sua stessa, poiché nel momento in cui riesce a qualificarsi per le Olimpiadi del 1936 che si sarebbero tenute a Berlino, la sua comunità gli chiese di rinunciare al suo sogno.

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Per fortuna, il suo allenatore, un ex atleta professionista Larry Snyder, riuscì a convincerlo a partecipare. Portò a casa ben 4 medaglie, sotto lo sguardo stupito dei tedeschi e di Adolf Hitler.

Nel film hanno raccontato che Adolf Hitler non ha voluto incontrare Owens per salutarlo e complimentarsi per il successo ottenuto. In realtà nel libro autobiografico di Owens, si racconta diversamente la storia. Mentre Owens stava uscendo dallo stadio olimpico, Hitler lo salutò con un cenno della mano, e lui ricambiò il saluto.

Il film è sicuramente ben strutturato e vale la pena vederlo, ma mi aspettavo qualcosa in più. Gli attori molto bravi e il racconto è molto scorrevole, ma tanti momenti di riflessione sono stati raccontati troppo velocemente.

Non mancano, ovviamente, gli spunti di riflessione sull’amore per lo sport, sulla discriminazione razziale (non solo per i neri ma anche per gli ebrei), il senso del sacrificio e il successo della vittoria, ma non sono riusciti ad esprimere al massimo le potenzialità di quella storia.

I dialoghi spesso sono “soffocati” da un musica di sottofondo fin troppo presente, e le vittorie del grande campione di atletica sono passate, in un certo senso, quasi in secondo piano.