Giorgio Pasotti racconta il suo film “Io, Arlecchino”

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Giorgio Pasotti racconta il suo film “Io, Arlecchino”

Arlecchino rappresenta la voglia di rivalsa. È una maschera che tutti i poteri nella storia hanno tentato di far tacere, ma i suoi colori sono difficilmente oscurabili.

Giorgio Pasotti parla del suo film “Io, Arlecchino”

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In una lunga intervista su I’M Magazine, che trovate in edicola, Giorgio Pasotti ha parlato del suo film che uscirà prossimamente al cinema, ma anche di sua figlia Maria. A proposito del film dice:

“Io, Arlecchino”, in uscita al cinema ad aprile, ha il suo grande pregio di essere il primo film nella storia sulla maschera di Arlecchino. È assurdo come un personaggio così famoso in tutto in mondo, non abbia mai avuto prima una rappresentazione cinematografica. È una sorta di evento per chi è italiano e per chi fa parte dell’immenso bagaglio culturale che è l’Italia. È molto importante secondo me, in un periodo storico in cui si è persa un po’ la bussola culturale, aggrapparci al nostro patrimonio di valori e tradizioni, a tutto ciò che fa essere orgogliosi di essere italiani. Ripescare personaggi che hanno fatto qualcosa di emblematico e che sono famosi in tutto il mondo, è un buon modo per farlo. […] Non è un film storiografico sulla maschera di Arlecchino, ma racconta il rapporto tra un padre ed un figlio, molto diversi l’uno dall’altro, che si ritrovano. Il padre è un ex attore in pensione che si trasferisce in un piccolo paese di montagna e continua, solo per passione, a fare teatro con un gruppo di commedianti “sfigatissimi”, che per diletto svestono i panni delle loro professioni per indossare quelli di scena, tra cui appunto, Arlecchino. Una sorta di Armata Brancaleone. Il figlio, invece, è il
presentatore di un bieco talk show in cui i concorrenti parlano liberamente dei fatti propri. Lui finge di esserne interessato, ma ovviamente il suo unico scopo è l’audience. A un certo punto è costretto a tornare al suo paese dove riscopre il proprio padre. È un film sull’identità, incentrato sul capire chi si è e dove si deve andare sulla base delle proprie radici culturali.

E sul rapporto con sua figlia invece afferma:

Il classico rapporto italiano tra padre e figlia femmina. Sono schiavo di questa figlia che fa di me ciò che vuole e la pretesa di essere un padre di polso è miseramente fallita, giusto il tempo di vederla. Mi sto sforzando di essere un padre migliore e più fermo, ma è molto difficile. Anche perché femmine si nasce, non è che ve lo insegnano, quindi la guerra è impari ed io l ho capito da subito. Cerco di porre dei limiti, ma è molto complicato. È vero che i figli sono il senso della vita, fanno ridimensionare il valore di tutto ciò che pareva importante o indispensabile. Questa consapevolezza rende ancor più deboli nei loro confronti.