Gomorra – La serie, recensione dei primi due episodi

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Gomorra – La serie, recensione dei primi due episodi

Tratto dal libro di Roberto Saviano, nasce la serie tv Gomorra che tra polemiche, curiosità e giudizi positivi e non, ha ottenuto un boom di ascolti, oltre 650mila spettatori, martedì 6 maggio, con i primi due episodi. Ammetto di aver avuto difficoltà, a volte, a comprendere ciò che dicevano, tanto da aver rivisto la puntata una seconda volta. Ma è normale, il napoletano, così come i dialetti che sono meno accessibili rispetto al romano, si fa fatica certe volte a comprenderne determinate cadenze. L’impatto con questa nuova serie è stato positivo. Dalla regia, agli attori, all’azione delle scene ecc. Mi è piaciuto il fatto di non vedere volti già famosi, anche se qualcuno ha avuto esperienze in campo televisivo, come il personaggio Ciro, interpretato da Marco D’Amore, che ha preso parte alla fiction mediaset Benvenuti a tavola. Nel primo episodio Ciro che lavora per il boss Pietro Savastano, ha il compito di consegnare un’intimidazione a Salvatore Conte, boss di un clan avversario. L’agguato non va come sperano, tanto da generare una risposta ancora più violenta, in cui moriranno praticamente quasi tutti, incluso colui che Ciro considera come suo padre. Nel frattempo, Genny, il figlio del boss Savastano, cerca di prendere parte ai “progetti” di famiglia, ma viene escluso in quanto considerato inesperto e incapace. Il secondo episodio si apre con la scoperta da parte della finanza del carico di cocaina al Porto di Napoli. Il carico faceva parte di Pietro Savastano, un carico che aspettava da mesi e di un certo valore. Nel corso dell’episodio si capirà che all’interno c’è una talpa. Savastano cerca di capire chi sia; uccide uno di loro, pensando di aver eliminato il colpevole. Nel frattempo, decide di dare una possibilità al figlio, ed incarica Ciro di occuparsi di lui. Genny viene messo dinanzi ad una dura prova: uccidere un uomo. Il ragazzo riesce a sparare soltanto un colpo, il resto lo farà Ciro. Resta talmente scioccato da quello che ha fatto, che una sera esce per provare la nuova moto, ma corre talmente tanto da provocare un brutto incidente. Nel frattempo, Pietro Savastano viene a sapere che la talpa non è colui che ha ucciso, perché si è fatto nuovamente vivo con chi di dovere. Quindi ha ucciso l’uomo sbagliato. Non finisce qui, perché viene arrestato, la polizia lo ferma per eccesso di velocità ma trova anche un borsone pieno di soldi. La talpa è Ciro, assetato di potere, vuole prendere il posto di Pietro, e la situazione è favorevole perché proprio adesso che Genny è in ospedale e non si sa se riuscirà a superare l’intervento, il padre boss in galera, è arrivato il suo momento.

Ho trovato a dir poco disgustosa la scena del “calice” in cui Pietro ha messo alla prova Ciro. Tra l’altro non ha concluso nulla, perché è vero che ha bevuto tutto (da vomito), ma alla fine la talpa era proprio lui. I primi due episodi mi sono piaciuti. Forse, unico neo, nel primo episodio il racconto un po’ lento, ma dovevano in qualche modo introdurre i clan e spiegare non solo le fazioni ma anche le vicende legate a loro. Sono d’accordo con quello che ha sostenuto Saviano, pensare che una serie tv, un film, in qualche modo possano essere “nocivi”, perché le persone potrebbero emulare ciò che vedono, non ha senso. Chi ha valori, chi crede nella legge, chi pensa che stare dalla parte del giusto non sia essere “stupidi” o poco furbi, non ha bisogno di emulare, non sente la necessità, ma soprattutto non gli viene proprio in mente. Inoltre, può dispiacere o meno, ma per quanto possa dar fastidio una triste realtà, esiste, fa parte del nostro paese, ed è giusto raccontarla, con la speranza che quella meravigliosa terra possa cambiare. Voi cosa ne pensate di questa serie? Vi è piaciuta?