I Cesaroni 5×21 – Riassunto Alla ricerca del tempo passato

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I Cesaroni 5×21 – Riassunto Alla ricerca del tempo passato

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Quando a Mimmo viene assegnato il compito di scrivere un tema sulle origini del cognome della sua famiglia, Cesare decide che è arrivato il momento di condividere col nipote la vera storia dei Cesaroni, che si tramanda di generazione in generazione, e che risale all’Impero romano, sotto la dominazione di Nerone.
Nel 64 d.C. Caesar, proprietario di una taverna alla Suburra, gioisce del ritorno del fratello Iulius, coraggioso centurione dotato di una possanza straordinaria, appena tornato da una campagna in Palestina.
Iulius, però, non riesce ad adattarsi alla vita da civile, né vuole aiutare Cesare nella gestione della taberna.
È contento di ritrovare la sua famiglia: il fratello, i figli Marcus, aspirante musico, Rufus, svogliato soldato, e il piccolo Mimmus, ma un vuoto alberga nel suo cuore e una strana malinconia lo agita.
Iulius decide di investire il bottino di guerra regalando al fratello uno schiavo che lo aiuti nella taberna. I due vanno al mercato e si rivolgono a Barilonix, che riesce a rifilargli il pasticcione e inetto BoEzius, l’unico schiavo cha ha scelto volontariamente di esserlo.
Mentre contrattano, Iulius viene attirato da una visione straordinaria: il passaggio della patrizia Lucilla, in compagnia della sua fidata ancella Severa.
Iulius se ne innamora all’istante, ma Lucilla è sposata col potente senatore Sergius, crudele e gelosissimo. Nonostante svariati tentativi di fargliela dimenticare, tra cui una sosta al lupanare, Iulius non riesce a pensare ad altro che a quella donna.
BoEzius ha così l’idea giusta: introdursi nel palazzo del senatore accompagnando Caesar, con la scusa di far assaggiare a Sergius il vino della taberna per ottenere una fornitura. Nel frattempo, Iulius e il fidato schiavo cercheranno di avvicinare Lucilla.
Il piano sembra andare alla perfezione, ma i due uomini vengono sorpresi da Severa che richiama i soldati. Ai due non resta altro che fingere di essere eunuchi, con sommo dispiacere di Lucilla, rimasta affascinata dalla virilità di Iulius.
Mentre Lucilla si sfoga con la sua ancella perché relegata nel palazzo succube del tiranno Sergius, le due origliano una conversazione in cui il senatore sta tramando per attentare alla vita di Nerone. Lucilla e Severa cercano allora l’aiuto di Iulius e BoEzius per uscire dal palazzo ed avvertire l’imperatore, ma vengono catturati da Sergius e dai suoi uomini. Insieme a Caesar, tornato per aiutarli, vengono portati al cospetto di Nerone e donati da Sergius come gladiatori.

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I tre costretti a combattere nell’arena per diletto dell’imperatore creano scompiglio e Iulius, approfittando della confusione, riesce a salvare la vita di Nerone. A Sergius non rimane che la fuga e rapita Lucilla cerca di scappare. Il valoroso Ilulius si lancia, però, al suo inseguimento. Quando potrebbe ucciderlo e fare giustizia, però, anche grazie alle suppliche di Lucilla, Iulius lo lascia vivo. Non è più quel soldato crudele e senza cuore di una volta. Nerone relega Sergius al grigio avamposto di Mediolanum, e premia Iulius rendendolo patrizio con il cognome Cesarone, grande Cesare, e affidando a lui e alla sua famiglia una terra fertile oltre il raccordus, la Garba Terra. Ora che Iulius è patrizio, l’uomo chiede Lucilla in sposa e lei accetta felice.
Rufus e il suo amico Francesco, nel frattempo, sono i peggiori soldati che l’esercito Romano abbia tra le sue fila. Per questo motivo, vengono relegati ad un compito degradante: assistere Botellus, il figlio prediletto del senatore Sergius, e impedire che il ragazzo, alquanto corpulento, mangi oltre misura. Il compito, che sembra innocuo, si rivela invece molto pericoloso: non solo Rufus e Francesco si invaghiscono dell’altra figlia di Sergius, Alykè, ma Botellus viene fatto oggetto delle mire del cuoco Petronius, a capo di una setta di cannibali. Rufus, Francesco ed Alykè dovranno affrontare una missione pericolosa nei boschi per salvarlo. Per colmo della sfortuna, il loro gesto eroico viene premiato con l’invio dei due soldati in prima fila nella guerra in Cappadocia.
Come il padre all’inizio della storia, anche Marco è malinconico e depresso. I suoi canti in onore di Roma non hanno alcun successo, tranne che per Diego e Miriam, che in realtà lo applaudono per sfruttarlo e rubare durante le sue esibizioni. Le cose cambiano, però, quando il ragazzo viene ispirato da una visione celestiale: quella della vestale Maya, custode del fuoco sacro e libera di lasciare il tempio solo per poche ore al giorno. Marco riesce ad avvicinarla e passa con lei la notte di nascosto. Grazie all’amore per Maya, riesce a comporre una canzone con la quale trionfa al Certamen del Divo Remo, un’importante manifestazione canora. E finalmente, nell’atmosfera romantica del tempio e della fiamma sacra, Marco e Maya si amano teneramente. Peccato che la fiamma cada sul pavimento e dia luogo ad un incendio incontrollabile…