Rome serie tv – Riassunto 2×01 – 2×02 – 2×03

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Rome serie tv – Riassunto 2×01 – 2×02 – 2×03

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2×01 Passaggio

L’uccisione di Giulio Cesare scatena a Roma il più totale disordine. Bruto, tornato a casa, riceve i complimenti di sua madre per aver svolto il suo dovere di difensore della Repubblica (malgrado la decisione di uccidere Cesare sia stata chiaramente dettata in larga misura dal desiderio del dittatore di troncare la loro relazione), ma Bruto è visibilmente combattuto, e conscio che ciò che ha fatto rischia di avere delle conseguenze imprevedibili.

Voreno intanto, dopo che Niobe si è suicidata quando il marito ha scoperto il tradimento maturato anni addietro quando lui era impegnato in Gallia, è disperato e furibondo e, dopo aver maledetto tutti i suoi parenti per essere stati complici nel mentirgli, vaga senza meta per le strade di una città dove regna l’assoluta anarchia.

Marco Antonio, dopo essere sfuggito al tentativo di omicidio dei sicari di Quinto Pompeo, che successivamente ucciderà di persona, riesce ad arrivare a casa di Azia; i due pianificano la fuga, ma si scontrano con la decisione di Calpurnia di voler restare a Roma per officiare il funerale del marito. Intanto viene letto il testamento di Cesare, nel quale il dittatore libera il fedele Posca dalla schiavitù, devolve 300 sesterzi della propria eredità ad ogni cittadino romano e, soprattutto, nomina suo nipote Ottaviano suo erede legittimo. Marco Antonio, sorprendentemente estromesso da qualsiasi lascito, è costretto ad ingoiare il boccone amaro, e accoglie la notizia con evidente disappunto. Quindi, su consiglio dello stesso Ottaviano e con la mediazione di Cicerone, negozia un incontro con Bruto e Cassio, a cui promette l’immunità in cambio della promessa di non bollare Cesare come un tiranno, cosa che di fatto delegittimerebbe tutte le delibere del dittatore e quindi anche i loro attuali incarichi: i due, pur riluttanti, accettano.

Pullo intanto, dopo aver sposato formalmente Irene e aver saputo della morte di Cesare, torna a Roma e ritrova Voreno, con cui celebra il funerale di Niobe. Nello stesso momento, al foro romano, vengono celebrati anche i funerali di Cesare, a cui partecipa una folla immensa e disperata, ma soprattutto infuriata con i suoi assassini. A quel punto, Bruto e Cassio capiscono il piano di Marco Antonio, che in un solo colpo è riuscito a mettere loro contro l’intera popolazione, contro la quale i nobili e i senatori di cui hanno l’appoggio sono ben poca cosa. Entrambi sono costretti a fuggire, tranne Servilia che rimane a Roma come ostaggio.

Voreno e Pullo, tornati a casa dopo il funerale, scoprono che i figli di Voreno sono stati rapiti da Erastes Fulmen e si precipitano al suo bordello per cercare di salvarli, ma ormai è già troppo tardi: al loro arrivo il criminale, in risposta alle antiche offese ricevute, dice di averli bastonati, uccisi e gettati nel fiume. Voreno lo decapita.

2×02 Figlio di Ade

La morte di Herastes, il più potente boss della malavita locale, provoca nell’Aventino una sanguinosa guerra tra bande rivali per il controllo delle attività criminose e dei traffici via fiume che rischia di espandersi a macchia d’olio in tutta la città.

Cleopatra arriva a Roma per negoziare un nuovo accordo commerciale con la Repubblica e per l’occasione porta con sé il figlio Cesarione; chiede a Marco Antonio di riconoscerlo come figlio legittimo di Cesare, ma Marco Antonio si rifiuta, e la presenza in città della regina d’Egitto comincia a seminare pericolosa zizzania tra Azia e lo stesso Antonio. Come se non bastasse Antonio è sottoposto anche alle pressioni di Ottaviano, che attende invano di poter entrare in possesso dell’eredità dello zio, eredità che il console, con scuse e pretesti, tenta in ogni modo di non fargli avere.

Voreno intanto, dopo tutte le sventure capitategli, sembra aver perso la voglia di vivere, e Pullo si rivolge a Marco Antonio perché lo aiuti a ritrovare la ragione. Il console si reca dunque a casa sua e, rammetandogli il giuramento di fedeltà fatto al tempo in cui lo aveva nominato veterano della XIII, lo convince ad assumere il controllo dell’Aventino per mettere fine alla guerra tra bande. Voreno assolve fin troppo bene il suo compito, e dopo aver imposto con la forza la propria autorità sul colle, arrivando a proclamarsi il Figlio di Ade per la propria ferocia e a distruggere il simulacro della dèa Concordia, diventa tenutario di un bordello che gestisce insieme a Pullo.

Ottaviano, stufo di aspettare l’eredità di Cesare, ottiene un prestito dallo Stato di tre milioni di sesterzi dando in garanzia i beni di famiglia così da poter mantenere la promessa fatta da Cesare nel suo testamento di distribuire 300 sesterzi ad ogni cittadino romano, guadagnandosi così il favore del popolo. Azia e Antonio la prendono ovviamente molto male, soprattutto Antonio, che capisce di non avere più a che fare con un ragazzino viziato.

Deciso a far valere i suoi diritti Ottaviano abbandona la città diretto a sud al comando di un piccolo esercito formato per buona parte da ex soldati di Cesare. Al suo seguito anche un manipolo di schiavi, e tra questi ci sono i familiari di Voreno.

2×03 Queste sono le parole di Marco Tullio Cicerone

Voreno è diventato ormai l’uomo più potente dell’Aventino, ma anche un individuo in grave crisi personale, che usa il pugno di ferro e che assolve al proprio ruolo con ferocia. Lui e Pullo sono sempre più ai ferri corti, e durante una discussione Pullo rivela inavvertitamente di essere l’assassino di Evandro, e di aver quindi sempre saputo del tradimento di Niobe.

Intanto i rapporti tra Azia e Antonio sono complicati dall’atteggiamento di Ottaviano, ormai in evidente atto di ribellione, e Antonio, il cui mandato di console sta ormai per scadere, convince Cicerone, anche dietro minaccia di morte, a proporlo in senato come governatore della ricca provincia della Gallia.

Nel tentativo di riallacciare i rapporti con la famiglia Ottaviano manda a Roma il suo amico Agrippa, e tra lui e Ottavia sembra nascere qualcosa; Azia, però, che ancora desidera la protezione di Antonio, si mostra fredda all’appello del figlio e lo rinnega come tale.

In oriente, Bruto e Cassio riescono ad ottenere l’appoggio del re della Bitinia, che promette loro una grande quantità di oro con cui procurarsi un esercito per riottenere il controllo su Roma.

Nel mentre Voreno e Pullo sono ormai giunti al punto di rottura, e dopo una violenta rissa Pullo e Valeria se ne vanno, abbandonando la città. Lo stesso giorno, in Senato, durante la seduta in cui Marco Antonio dovrebbe essere proposto come governatore della Gallia, Cicerone non si presenta, ma incarica un altro senatore di leggere al suo posto il testo che ha preparato; il testo in questione in realtà si rivela essere non la proposta di nomina che Marco Antonio sperava, ma un ironico e spregiudicato attacco all’autorità del console, che viene bollato come irascibile, codardo, lascivo e incapace. Antonio va su tutte le furie, uccide a bastonate l’innocente senatore e mette insieme un esercito con marciare verso nord per prendersi la Gallia con la forza.

Poco tempo dopo Pullo, che si sente in colpa per la rottura con Voreno, torna a Roma per tentare di recuperarne l’amicizia, ma al suo arrivo trova il bordello incendiato dalla guerriglia che nel frattempo è scoppiata nuovamente sull’Aventino: Voreno, infatti, è stato richiamato al suo reggimento, ed è partito al seguito di Marco Antonio. Nello stesso momento Pullo ritrova Lidia, la sorella di Niobe, fuggita dall’accampamento di Ottaviano, da cui apprende che i figli di Voreno sono ancora vivi, e parte a cavallo per raggiungere l’amico.

Intanto Azia, ancora nel suo palazzo, attende gli sviluppi degli eventi, inconscia del fatto che Durus, uno schiavo della sua casa, è in realtà un sicario di Servilia, assoldato per ucciderla.