Rome serie tv – Riassunto 2×08 Una finzione necessaria

0 votes

Rome serie tv – Riassunto 2×08 Una finzione necessaria

wallpaper-della-serie-roma-68005

A Roma gli appartenenti alla famiglia Giulia continuano in segreto le loro relazioni, mentre nella villa di Lucio in segreto una sua schiava è infatuata di Tito Pullo.

La donna decide di avvelenare Irene, moglie di Pullo in attesa del loro primo figlio. Dopo atroci sofferenze Irene abortisce e infine muore. Come ultimo desiderio Irene richiede a Tito di essere sepolta e non cremata, assieme al loro figlio.

Gli uomini dell’Aventino vengono incaricati di portare l’oro di Erode nelle casse del triumvirato. Pullo ancora in lutto per la tragedia non può partecipare alla scorta, alla quale prende parte Mascius. La carovana cade però sotto un’imboscata, in cui gli uomini vengono uccisi e l’oro rubato. Lucio accollandosi ogni responsabilità si precipita dal triumvirato e lo informa dell’accaduto. I tre uomini si accusano a vicenda come mandatari dell’episodio. Memmio, il vero colpevole, indice un’assemblea tra i capi escludendo Voreno. Lo scopo è di controllare anche l’Aventino mettendo così le mani sul commercio del grano, da sempre sotto il potere di Lucio. Con l’oro rubato compra quindi gli altri capi per assassinarlo.

Ottaviano scopre l’adulterio di Marco Antonio con Azia e convoca una riunione familiare. Alla cena presenta Livia, figlia di Livio Druso Claudiano, come sua promessa sposa. Non perde tempo per svelare di essere a conoscenza dei tradimenti all’interno della famiglia. Adirato Ottaviano impone a Marco Antonio di diregersi verso i territori orientali, minacciandolo di rilevare pubblicamente la sua incapacità a mantenere la fedeltà della moglie (Ottavia che continua a vedere Agrippa). Così facendo verrebbe ridicolizzato da chiunque e riconosciuto come cornuto anche dai suoi uomini, perdendo così il suo carisma sull’esercito. Cesare Ottaviano fa rinchiudere nei loro alloggi Azia e Ottavia. Prima di partire verso l’Egitto Marco Antonio promette all’amante Azia che si rivedranno.

Lucio e Pullo pensano che Memmio abbia rubato l’oro e che Mascius gli abbia dato tutte le informazioni necessarie tradendo così Lucio. Non immaginano nemmeno che la figlia sia implicata nell’imboscata. Quando i due sono sul punto di uccidere Mascius, Lucio trova una bambola di vimini che l’amante della figlia usava regalarle per sedurla. Lucio capisce che l’informatore è quindi sua figlia e risparmiano Mascius. Voreno si dirige dalla ragazza la quale in una furibonda lite confessa di odiarlo vedendolo come causa delle loro disavventure, della morte della madre, e della sua condanna in schiavitù a prostituirsi. Lucio folle dalla rabbia picchia la ragazza che solo per poco non uccide strangolandola. L’uomo ormai pieno di vergogna va da Marco Antonio. Lascia le sue dimissioni al collegio e chiede di essere reclutato nel suo esercito in procinto di dirigersi ad Alessandria in Egitto. Propone Pullo come sostituto alla sua carica.

Dopo la sua partenza esplode la rivolta commissionata da Memmio contro il collegio Aventino.